La festa della Madonna del Rosario ci lega alla nostra storia
“La nostra fede è il dono più prezioso che ci accompagna lungo il cammino della vita, guidandoci nei momenti di gioia e sostenendoci nelle difficoltà. È attraverso la fede che mi rivolgo alla Beata Vergine del Rosario, nostra Madre celeste, che non ha mai smesso di intercedere per noi e proteggerci. La preghiera del Rosario è per me un atto di profonda devozione e affidamento, una catena che mi lega a Maria e, attraverso di Lei, a Cristo.
La tradizione della Festa della Beata Vergine del Rosario, come ho imparato dal confratello anziano Angelo Procino, non è solo un evento religioso, ma un momento in cui tutta la comunità si stringe insieme per rinnovare il proprio legame con le radici della fede.
Fin dall’inizio, questa festa viene celebrata con grande solennità nella nostra amata Chiesa di San Domenico ogni prima domenica di ottobre. Uno degli elementi più caratteristici della festa è la solenne processione della Madonna del Rosario e la Supplica sul sagrato della chiesa, simboli di grazia e protezione.
Le tradizioni, come la benedizione dei rosari che si dice portino fortuna se riescono a passare sopra la testa dei bambini, mi ricordano l’importanza di trasmettere la fede alle nuove generazioni. Angelo Procino mi ha insegnato che la festa non è solo una celebrazione del passato, ma un modo per rinnovare la nostra fede, coinvolgere tutta la comunità e mantenere viva una tradizione che ha accompagnato il nostro popolo nei secoli. Onorare la Madonna del Rosario è un impegno che mi lega al cuore della nostra storia e della nostra identità spirituale.
Non posso inoltre dimenticare l’importante contributo dell’indimenticato Prof. Mario Girardi, Ordinario di studi classici e cristiani presso l’Università Aldo Moro di Bari, che ha risvegliato in me l’attenzione e l’amore per la bellezza del nostro luogo sacro. Grazie alle sue sollecitazioni, ho riscoperto i tesori nascosti della nostra chiesa, come la straordinaria architettura a botte della navata, le decorazioni degli altari e le opere d’arte sacra, tra cui la statua policroma di San Francesco di Paola e quella della Vergine del Rosario, espressioni tangibili di una devozione che ha attraversato i secoli. Il suo appello a preservare e valorizzare questo patrimonio mi ha permesso di riscoprire la bellezza che da sempre ci circonda e di apprezzare ancor più la ricchezza spirituale e culturale di questo luogo.
Ma anche la virtù della carità, ispirata dal nostro indimenticato confratello Prof. Antonio Notarnicola, mi ha esortato a fare mio lo scopo principale delle Confraternite: aiutare gli ultimi. Questo richiamo alla carità è diventato per me un principio guida, un modo per vivere concretamente la fede attraverso l’azione e il servizio verso chi ha più bisogno.
Infine, in questi ultimi anni, la “stella polare” della nostra festa è stata la signora Tina Pastore (lo scorso anno seguì per l’ultima volta la processione dal balcone di casa), che con il suo impegno ha guidato le nostre iniziative.
Vorrei esprimere un sincero ringraziamento agli imprenditori e agli sponsor che hanno creduto nelle nostre iniziative, contribuendo all’elettrificazione delle campane, alle feste e ad altre iniziative legate alla nostra Confraternita. Invito calorosamente i fedeli a continuare a sostenerci, affinché possiamo insieme mantenere viva questa tradizione e continuare a onorare la Beata Vergine del Rosario con la stessa dedizione e amore che hanno caratterizzato il nostro cammino.
Andrea Mongelli
Cenni storici sulla festa che si venera nella chiesa di San Domenico
La Madonna, Regina delle Vittorie, è sempre stata invocata per scongiurare le guerre, le rivolte, le sconfitte belliche e più anticamente anche per suffragare alcune azioni politiche, soprattutto a partire dal Seicento e fino al periodo risorgimentale. Nel corso degli anni, la festa liturgica domenicana si ampliò fino a divenire una delle più celebrate ricorrenze gioiesi. La festività del Santissimo Rosario, chiamata popolarmente “la seconda festa dei fichi d’India” e più anticamente “la festa delle melagranate”, per distinguerla dalla festa della Madonna Addolorata di ottobre, chiamata “la festa delle castagne” per la vendita delle caldarroste, era celebrata sfarzosamente con processione, luminarie, ambulanti, concerti bandistici e fuochi pirotecnici. La solenne processione mattutina, partendo dalla Chiesa Rettoria di San Domenico, percorreva le vie extra murali che circondano il borgo antico per poi rientrare nella medesima Chiesa dove si officiava la Supplica cittadina a mezzogiorno. Si assisteva alla benedizione e distribuzione dei Rosari, che, soprattutto quelli preziosi, venivano fatti indossare al collo dei bambini.