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Le relazioni Ue-Cina al banco di prova a cura di Paolo Cantore

Va dato merito all’aggressione russa in Ucraina di avere messo a nudo le ambiguità all’interno dell’arena internazionale, che prima di febbraio 2022 rispecchiava interessi geopolitici e pressioni economiche tra loro anche confliggenti. L’esempio lampante riguarda l’intricata rete di rapporti e relazioni tra i Paesi europei, l’Unione europea e la Cina.

Prima dell’invasione del Cremlino, diversi stati membri dell’UE avevano segnato uno strappo rispetto alla linea commerciale tenuta dall’Unione europea, attratti dalle sirene del gigante asiatico, capace di imporsi nelle relazioni bilaterali a causa dello squilibrio economico e del braccio di ferro dei suoi investimenti. In Italia lo sappiamo bene, avendo sottoscritto il memorandum di intesa sulla “Via della Seta”, vincendo così la sfida tra i Paesi occidentali che per primi si sono lanciati tra le braccia di Xi Jinping.

L’amicizia “senza-limiti” tra la Russia di Putin e Pechino ha rivelato le intenzioni cinesi di costruire un ordine mondiale alternativo all’influenza egemonica esercitata dall’Occidente a guida statunitense.

D’altro canto, gli stati membri non hanno riconosciuto all’Unione europea particolari competenze in politica estera: se Ursula von der Leyen può andare al faccia-a-faccia per le questioni commerciali, nel caso degli interessi militari, geopolitici, di sicurezza e difesa, l’Unione cerca di intestarsi un ruolo di coordinamento tra 27 interessi nazionali spesso disomogenei, per tradizione e ruolo. L’unica potenza nucleare europea e che siede di diritto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è la Francia, ancora più indiscutibilmente dopo la Brexit.

Con la guerra in Ucraina, un certo attivismo è stato rilevato anche dalle parti di Varsavia, che vorrebbe assurgere – almeno dal punto di vista delle capacità di terra – al ruolo di polo alternativo a quello parigino, tanto che la Francia è il Paese che meno ha supportato in termini militari l’Ucraina, rispetto ai volenterosi guidati dalla Polonia.

In questo contesto va letto l’incontro che il Presidente Macron ha avuto con il Presidente Xi Jinping all’inizio del mese, accompagnato eccezionalmente per un tratto dalla Presidente della Commissione europea von der Leyen. Sull’aereo di ritorno, il capo dell’Eliseo ha fatto parlare di sé, rimarcando le differenze – dal sapore gaullista – tra gli interessi statunitensi e quelli europei a matrice puramente francese, visto il sostanziale lassismo tedesco. Quale filosofia sarà adottata nei confronti della Cina – se cioè il de-risking proposto dalla Commissione europea o un certo pragmatismo economico, desiderato da Macron – sarà oggetto di dibattito al prossimo Consiglio europeo. Ma fino a quando l’Unione europea potrà continuare a trattare di politica di sicurezza, senza una vera e propria politica estera comunitaria?

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