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Commemorazione dei fedeli defunti nella chiesa di San Francesco

Il mese di novembre è per tradizione il mese dedicato al ricordo e alla commemorazione di tutti i nostri cari defunti, per questo la Confraternita del Purgatorio presso la Chiesa di San Francesco cura lo zelo per questa antichissima tradizione del “Culto dei Morti”. Le celebrazioni avranno inizio venerdì 1° novembre giorno in cui la Chiesa celebra la solennità di tutti i Santi, ore 8:00 la recita dei Cento Requiem, ore 8:30 Santa Messa Solenne. Sempre il 1° novembre alle ore 20:00 nella chiesa di San Francesco si potrà assistere al concerto di canti gregoriani “REQUIEM AETERNAM DONA” promosso dal coro “In Cordis Jubilo” che presenterà canti tipici e tradizionali della Commemorazione dei Defunti.

Sabato 2 novembre giornata dedicata al ricordo dei nostri defunti, alle ore 15:30 presso il Cimitero nuovo ci sarà la concelebrazione eucaristica interparrocchiale, mentre nella chiesa di San Francesco avrà inizio l’Ottavario di Suffragio che continuerà tutti i giorni fino al 9 novembre; alle ore 17:30 ci sarà la recita dei Cento Requiem, ore 18:00 Santa Messa animata dalle Confraternite gioiesi e presieduta a turno dai francescani Padre Piergiorgio Taneburgo e Padre Rocco Iacovelli e dai sacerdoti diocesani Don Paolo Candeloro e Don Mimì Ciavarella e dal Padre Spirituale Don Rocco Daniele Priore che concluderà l’Ottavario il 9 novembre.

Nel primo giorno dell’Ottavario la Santa Messa sarà celebrata per tutti i defunti che da novembre 2023 a ottobre 2024 sono passati nella chiesa di San Francesco. La preghiera per i cari defunti continuerà nella chiesa di San Francesco anche nelle altre domeniche 10, 17 e 24 novembre con la recita dei Cento Requiem alle ore 8:00 e la Santa Messa alle ore 8:30.

Mentre come tradizione, sabato 16 novembre alle ore 15:30 la Santa Messa sarà celebrata all’interno della Cappella Gentilizia della Confraternita presso il Cimitero Monumentale.

Durante tutto il mese di novembre si potrà ammirare nella chiesa di San Francesco la meravigliosa immagine lignea del 1700 raffigurante l’Addolorata del Suffragio recentemente restaurata e riportata al suo antico splendore.

La Confraternita del Purgatorio

Di seguito pubblichiamo una ricerca storica a cura del nostro concittadino Prof. Giuseppe Montanarelli circa il “Culto dei Morti” a Gioia del Colle.

IL CULTO DEI MORTI A GIOIA DEL COLLE

Sin dall’Epoca Preclassica e Peuceta, gli antichi Gioiesi avevano manifestato un profondo e religioso rispetto per i Defunti, costruendo peculiari tombe con preziosi corredi funerari e realizzando il pranzo dei Morti a base di piatti costituiti da cereali, legumi, frutta secca, melagranate, pinoli e vino rosso da consumarsi presso il cimitero pagàno. Con l’Evangelizzazione Cristiana del territorio, i Gioiesi valorizzarono il culto dei Morti, manifestando una profonda devozione verso la Madonna del Carmine, le Anime Sante del Purgatorio, San Giuseppe e San Michele Arcangelo. Secondo la tradizione gioiese solo per il giorno 2 novembre, i Fedeli Defunti dopo aver chiesto il permesso a San Michele Arcangelo, celeste psicopompo, potevano giungere sulla Terra per ritornare presso i propri familiari e nelle case dove erano vissuti. Per l’occasione si preparava la cena dei Morti la sera della festa di Ognissanti. La tavola era apparecchiata con una tovaglia bianca simbolo di purezza e della Sacra Sindone o sacro lenzuolo, con chiaro riferimento alla Risurrezione di Gesù. Si lasciavano i posti vuoti, uno per ogni deceduto di famiglia, che venivano contrassegnati da un lumino ad olio, simbolo della Luce eterna e della presenza reale del Defunto. Inizialmente la cena era a base di cereali, legumi, verdure e formaggi stagionati. In seguito il pranzo, simbolo dell’Ultima Cena consumata da Gesù con gli Apostoli, venne approntato con la Quarticella Gioiese, un filone di pane mangiato al naturale o farcito con la ricotta forte, la cipolla e chi poteva con le alici. La Quarticella veniva ricavata dalla quarta parte del pane che veniva prodotto in giornata e che solitamente era devoluto in beneficenza. La Quarticella era accompagnata da frutta secca, noci, fichi secchi, carrube, pinoli, melagranate, agrumi e cotognate speziate. In tavola venivano messe le posate, i tovaglioli bianchi, i calici, una brocca di acqua e tre brocche di vino rosso primitivo, simbolo del sacrificio di Gesù sulla Croce. Particolare era un raro dolce a base di crema al latte senza uova, guarnita con gherigli di noci, chicchi di melagrana, pinoli ed uvetta sultanina. Il dolce veniva chiamato “Il bianco mangiare” e la frutta secca “Le Anime dei Morti”. La cena rimaneva imbandita per tutta la notte precedente alla festa dei Defunti, in attesa che potessero gustarla e pregare per il benessere dei familiari viventi. Dopo aver allestito la mensa venivano recitate le preghiere in onore della Madonna del Carmine e per il suffragio delle Anime del Purgatorio. Non di rado i ragazzi discoli alzandosi furtivamente di notte, mangiavano le pietanze preparate, con lo stupore dei familiari al mattino seguente. In ogni casa era presente un altarino di famiglia, collocato nel posto d’onore dell’appartamento, dove erano presenti le immagini dei Santi venerati a Gioia del Colle, unitamente alle fotografie o “pagelline” dei cari Defunti. La fotografia era la presenza della memoria vivente dei Morti di famiglia. In epoche precedenti alla fotografia, le famiglie nobili commissionavano dei ritratti dei Defunti, mentre le famiglie del popolo realizzavano delle bamboline di pezza che raffiguravano in modo approssimato i propri Trapassati. Nel giorno dei Defunti ogni rumore, ogni scricchiolio dei mobili di legno ed ogni rottura improvvisa di oggetti era imputata alla presenza reale dei Morti. Per tutto l’Ottavario, ardevano presso l’altarino i lumini ad olio, uno per ogni proprio Caro, mentre al tramonto si recitava il Santo Rosario, le litanie mariane e quelle delle Anime Purganti, unitamente ai “Cento Requiem”, che avevano il potere di far ascendere in Paradiso le anime abbandonate, quelle dei peccatori e dei tradizionali “Monacacid”. Anticamente alla mezzanotte della festa di Ognissanti si lasciavano le porte di casa aperte ed addobbate con rami di melograno per consentire l’ingresso trionfale dei Defunti. Invece alla mezzanotte della festa dei Morti venivano accese delle fiaccole per illuminare la notte ed indicare ai Defunti la via del Paradiso. Solitamente nel giorno dei Morti i contadini e gli artigiani Gioiesi non lavoravano, per non incorrere in incidenti mortali. Infatti si racconta che i contadini che vangavano o zappavano la terra, oltre a rimanere infortunati, ritrovavano al suolo ossa di persone o di animali, rendendo infecondo il proprio campo. l fedeli partecipavano alla Santa Messa Solenne celebrata in ogni Chiesa cittadina all’alba, poi al ritorno a casa mangiavano il pranzo dei Morti e dopo si recavano presso le Chiese cimiteriali cittadine. Con l’editto napoleonico i fedeli iniziarono a recarsi in pellegrinaggio inizialmente presso i pubblici lazzaretti adibiti a sepolcreti e poi presso il Cimitero comunale. Era usanza, in caso di morte accidentale fuori casa, allestire un cippo pietoso in memoria della persona deceduta, per ricordare anche la pericolosità del luogo da evitare. In ogni Chiesa cittadina si celebrava l’Ottavario per suffragare le Anime dei Defunti. Particolarmente solenne era l’Ottavario celebrato dalla Confraternita del Purgatorio, presso il Cappellone del Santissimo Sacramento in Chiesa Madre. La Confraternita aveva anche compiti di polizia mortuaria, provvedendo al funerale ed alla sepoltura delle persone povere, abbandonate o morte violentemente. I Confratelli, in caso di epidemie fornivano assistenza gratuita ai malati, seppellendo in terra sconsacrata i malfattori, i suicidi, gli scomunicati, gli omicidi ed i non credenti. Particolare era l’apparato dei Morti che veniva allestito in Chiesa Madre, ricco di paramenti, stoffe, drappeggi e tendaggi dorati, neri e viola. Con il passaggio di officio della Confraternita del Purgatorio dal Cappellone del Santissimo Sacramento della Chiesa Madre alla Chiesa Conventuale di San Francesco d’Assisi le celebrazioni liturgiche vennero trasferite nella Chiesa Rettoria francescana. In seguito l’Ottavario dei Defunti fu limitato liturgicamente venendo celebrato nella Chiesa Conventuale sede della Confraternita del Purgatorio, con permesso di poterlo celebrare in Chiesa Madre, sede della Confraternita della Madonna del Carmine. Nella Chiesa di San Francesco d’Assisi si allestiva il sontuoso apparato dei Defunti, con il trionfo della Buona Morte suffragata dal patrocinio di San Giuseppe protettore dei moribondi. Si celebravano le Sante Messe solenni con le indulgenze plenarie per tutti i defunti e la recita dei “Cento Requiem”, per tutte le anime abbandonate e dei peccatori. La Confraternita del Purgatorio effettuava opere di carità, raccoglieva offerte per scopi evangelici, donava la Quarticella ai poveri ed organizzava la processione penitenziale dalla Chiesa Conventuale al Cimitero cittadino e viceversa, portando a spalle il quadro raffigurante le Anime del Purgatorio ed in anni di epidemie, l’immagine della Buona Morte, con la clessidra alata temporale. Tracce devozionali e liturgiche relative al culto dei Morti erano presenti anche nella Chiesa Rettoria di San Rocco. Nel tempo le celebrazioni in onore di tutti i fedeli Defunti sono state ridimensionate, permanendo la concelebrazione eucaristica comunitaria presso la Cappella cimiteriale cittadina e la realizzazione del solenne Ottavario presso la Chiesa Rettoria Conventuale di San Francesco d’Assisi dove ancora oggi la Confraternita del Purgatorio cura con zelo le preghiere di suffragio e il culto dei Morti.

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