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Quelle notizie non date (non per colpa nostra…)

Capita a volte di ascoltare le lamentele di alcuni fra i nostri lettori sparsi nei Comuni dove “La voce del paese-un network di idee” è presente con i giornali o con i siti di informazione, a proposito di “notizie non date” se non addirittura nascoste, in particolare di cronaca che un tempo si definiva “nera”. Fatti e vicende che nei paesi quasi tutti conoscono, magari nelle versioni più fantasiose e meno aderenti agli accadimenti ma che sono di dominio pubblico. Che però, appunto, i nostri giornali magari non pubblicano. Giusta domanda ma purtroppo non è colpa nostra.

Le recenti modifiche ad una serie di norme dovute all’approvazione della cosiddetta “riforma Cartabia” (dal nome dell’ex Ministra della Giustizia del Governo Draghi) ha silenziato le Procure della Repubblica di tutta Italia, chiamate a comunicare di meno con gli organi di stampa e solo quando strettamente necessario; senza rivelare particolari delle vicende per le quali, magari, sono stati effettuati arresti né le generalità degli stessi arrestati, fossero pure pluripregiudicati.

Non entriamo nel merito degli aspetti della riforma che più attengono alla vita degli organi di stampa, e pur consapevoli che a volte l’arresto di questo o quel personaggio, di questa o quella persona diventano già di per sé una condanna, che poi magari nelle aule dei Tribunali si trasforma in assoluzione, quando “il mostro” viene sbattuto in prima pagina.

Quel che ci preme chiarire e ribadire che anche i nostri cronisti sono a conoscenza di quel che accade sul territorio, di chi viene arrestato o indagato, delle operazioni effettuate dalle forze dell’ordine, di vicende che meriterebbero essere rese pubbliche. Non sempre possiamo farlo e non perché si temano ritorsioni o “vendette” ma molto più semplicemente perché la legge lo vieta, in determinate forme o circostanze.

E’ vero, il diritto di cronaca è costituzionalmente garantito e “la stampa non può essere sottoposta a censura” come recita la Costituzione Italiana, la più bella del mondo (dicono) quanto forse la meno applicata nella sua interezza. Tuttavia vìolare una legge, inguaiare una “fonte” di notizie (che sia un rappresentante delle forze dell’ordine o un legale) o scrivere sul “sentito dire” senza una prova certa di quello che è accaduto e del quale il giornalista scrive avendone testimonianza diretta o meno, non è possibile.

La Cartabia voleva mettere la mordacchia a quelle Procure che hanno un più stretto rapporto con i giornalisti, nelle grandi città soprattutto. Ha finito, invece, con l’oscurare le attività delle forze dell’ordine e prima ancora quello dei magistrati inquirenti; con l’aumentare il senso di impotenza dei cittadini; con l’espandersi dell’insicurezza di fronte a fatti che non si conoscono più o che magari vengono distorti da informazioni che girano a metà. E che soprattutto nei paesi tutti conoscono ugualmente.

Della serie: quel che Roma decide nel resto d’Italia a nulla serve.

Giovanni Brunelli Direttore de “La voce del paese-un network di idee”

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