Il Presepe fatto in San Domenico è ispirato alla tradizione. Da visitare
Riflessioni e intervista a Graziana Piri (Segretaria della Confraternita del SS. Rosario) a cura di Franco Deramo
Il Natale è nell’attesa. Il Natale è nei preparativi. Ogni anno, le giornate che precedono la festa, sono le più cariche di gioia perché molto tempo lo dedichiamo ben volentieri a “fare” l’albero, a “fare” il presepe, a preparare quanto necessario per il cenone e gli altri giorni. Per non parlare del tempo che dedichiamo alla ricerca dei regali da fare. La cosa più bella è la partecipazione dei bambini a “fare” queste attività. Le considerano e le vivono come una festa che dura giorni, settimane.
Le statue, prima di trovare collocazione nel presepe, sono coccolate, osservate con curiosità per essere capite, per scegliere la migliore posizione possibile da assegnare. Il pastore e le pecore dominano la scena. Il campo di muschio verde che circonda sempre la grotta è diventato un campo da pascolo che lentamente conduce alla grotta.
Che dire della creatività degli scenari? Piccole casette sperdute in colline con sentieri stretti per arrivarci. Qualche agglomerato di casette, con statuette di pastori, personaggi che sono stati svegliati dagli angeli che annunciano con voci e cori celestiali gloria a Dio nell’alto dei Cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama. Anche se sembrano in movimento, sono ferme, tutte con gli occhi attirate dalla luce straordinariamente bella che è come esplosa in quella stalla. Location, diciamo oggi, albergo: “tutto esaurito”. Per loro non c’è posto.
Giuseppe non si scoraggia, cerca, cerca e trova. Un rifugio, una vecchia stalla dove un bue e un asinello riscaldano l’ambiente. Una capanna di pastori. Maria non ha pretese. Maria ha solo premura: sta per nascere. L’importante è stare al coperto.
Appena nasce, lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia. Una LUCE intensa si irradia da quel Bambino.
“Dunque tu sei re?” gli chiederà un giorno Pilato. “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». (Gv 18, 33b-37)
Chi poteva pensarlo?
Così luminoso, condannato a morire in croce come un malfattore.
Tutto per la nostra salvezza!
LUCE a Natale, LUCE con la Resurrezione.
È tutto scritto nei Vangeli.
NATALE, è la festa della LUCE.
In una grotta, nasce Gesù, il Figlio di Dio.
È la grotta il centro del presepe.
È il cuore di questo evento.
Occorre grande cura, nel costruire il presepe, per dare il giusto valore alla grotta, centro e punto di riferimento, pur nella dinamica di diversi protagonisti che intorno ad essa vivono e si muovono. C’è lo spiega con grande competenza Graziana Piri, restauratrice di Beni Culturali, laureata in Scienza della Conservazione di Beni Culturali. Abbina alle competenze scientifiche un grande amore per quanto di bello, per i messaggi che scaturiscono dal grande patrimonio artistico presente nel nostro paese. Le chiediamo come vive da artista il Natale.
“È un evento chiaramente religioso, ma anche artistico. Antepongo la mia fede all’arte. In seguito, pongo l’arte a servizio della fede. Del presepe oggi, ne abbiamo perso un po’ l’essenza. La venuta di Gesù è il dono che Dio ha fatto all’umanità e, soprattutto rappresenta l’amore per gli ultimi, per la povertà, espressa da una grotta in cui sceglie di nascere, circondato da gente umile, i pastori. Il dono è il suo amore per l’umanità e, venendo, ha portato amore e pace. Questo dovremmo ricordare nel costruire un presepe”.
Graziana Pini ha curato la costruzione del presepe nella chiesa di San Domenico a Gioia del Colle, le chiediamo cosa l’ha mossa nella sua realizzazione.
“Il presepe fatto quest’anno è incentrato sulla tradizione. Il presepe classico: la natività. La grotta è posta in primo piano rispetto a tutto quanto si ha voglia di comunicare. Chi visita il presepe deve poter cogliere il messaggio che Dio, per noi, per salvarci, è discorso sulla terra. Mi auguro che i giovani, guardando un presepe, riscoprano quanto, le nostre nonne ci hanno tramandato. Era piccola la grotta, ma in essa c’era Gesù, la Madonna, San Giuseppe, il bue e l’asinello. Quello che volevo ricordare è l’essenza povera del presepe”.
Un augurio speciale da fare?
“Bisogna che questo mondo sia pieno di pace. Vorrei che sui giornali non ci siano più notizie di guerre, di immigrazioni clandestine. Per tutti vorrei una salvezza del corpo e dell’anima. Non dobbiamo piangere più per i bambini morti in mare! Venite a vederlo il presepe, vi aiuterà a vivere bene il Natale”.