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Gioia. Dopo “Il paese dei balocchi”, “L’isola felice che non c’è”

“Un paese di stelle. Gioia del Colle è diventata un firmamento di stelle per queste feste natalizie. Allestimenti costosi denuncia la testata locale la Voce del Paese. Tanto costosi da non trovare una giustificazione logica se non nella solita volata finale verso le nuove elezioni che ci attendono nella primavera 2024.

Il giornale, come tutti i giornali, o quasi tutti, svolge la sua funzione di controllo del potere, gli conta le pulci, cerca risposte a domande e dubbi che si pone l’opinione pubblica e cerca, se ne è capace, di orientare quell’opinione pubblica verso una lettura critica di ciò che accade in quest’isola felice, luminosa e canterina. Se questa funzione, garantita dalla nostra Costituzione, la svolge bene o male lo stabilisce il lettore. Il potere naturalmente ha il diritto di contestare quanto scritto sul giornale quando vengono utilizzati dati falsi, ma in questo caso nell’articolo in cui si snocciolano cifre e avvenimenti vengono menzionati atti pubblici.

Ma un assessore, un po’ capriccioso e indispettito, replica alle affermazioni del giornale accusandolo di non voler vedere il bello e il favoloso di quanto organizzato per rendere Gioia del Colle l’isola felice di questi giorni di festa. Di non voler accettare che i gioiesi respirino e siano coinvolti dallo spirito natalizio.

L’assessore malizioso usa il mezzo comunicativo a lui più caro, il Facebook che conserva tutti i suoi selfie e i suoi suggerimenti, ma non risponde sul giornale, come dovrebbe fare il potere quando si sente sotto attacco. Lo fa quindi verso i suoi elettori che lo leggono, confermando quanto ipotizzato dal giornale, a titolo propagandistico. Ma non è solo questo.

Il messaggio che passa è ancora più grave e pericoloso, il potere, questo potere, non si controlla, non si critica, e chi lo fa finisce all’inferno tra i cattivi. Se poi in questa ISOLA FELICE ci sono i poveri che non potranno divertirsi o famiglie private all’improvviso di una casa o strade della periferia cittadina lasciate al degrado poco importa, è colpa loro se non vengono nel paese dei balocchi. Noi, cittadini fortunati, abitanti in quest’isola felice ci orientiamo seguendo le luci delle stelle luminose e quando vediamo l’ultima stella a destra sappiamo di essere quasi a destinazione, sull’isola che non c’è.

Lo abbiamo trovato lo spirito natalizio, in una via Roma trasformata in discoteca a cielo aperto tra spazzatura sparsa in strada e risse tra giovani alcolizzati. Si, proprio un’ISOLA FELICE”.

Lone Wolf

2 pensieri riguardo “Gioia. Dopo “Il paese dei balocchi”, “L’isola felice che non c’è”

  • Laura Lorusso

    Mio marito ha perso il lavoro, la testa per queste cose non c’è e neanche soldi per le giostre. Perché non le hanno messe gratis?

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