Presentato il libro “guida” sul ministero di don Vito Marotta
“È stato un bel momento quello di ricordare con una S. Messa la memoria di don Vito Marotta (presieduta dal nostro Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano), ma anche il seguito. Nel salone parrocchiale di Santa Maria Maggiore (parrocchia in cui è maturata la vocazione di don Vito), guidata da Don Tonino Posa, si sono accesi i riflettori sulla pubblicazione-testimonianza voluta fortissimamente da Enzo e Biagio Lavarra e da Filippo e Nicola Savino. Libro che oltre a raccogliere il dire degli amici di sempre, ha racchiuso quello che possiamo definire una sorta di guida per conoscere meglio il nostro amico-presbitero, qual è stato il filo conduttore che ha contraddistinto il suo ministero. Per me e penso per tutti, il classico prete da strada che dall’alto della sua cultura e impegno civile è stato sempre vicino agli ultimi. Qualità che Marisa D’Elia ha messo in versi, e che i Prof. Rocco Fasano e Vito Mastrovito, Don Domenico Pazienza, Enzo Quarto e Antonio Rubino hanno messo in risalto nei loro scritti e non ultimo Franco Deramo, che pur non avendolo conosciuto personalmente, da quello che ha ascoltato e letto ha saputo tratteggiare a meraviglia il ritratto del nostro caro Don Vito. (a.l.m.)”
PER DON VITO, UN CORO UNANIME: CI MANCA!
“Ci siamo ritrovati tutti, insieme, per pregare, per ricordare: parenti, amici, vescovo, preti, diaconi, concittadini. Nella sua Chiesa di Gioia del Colle, noi, gli amici più intimi, i ragazzi di Via Mastrandrea: fra i tanti, Enzo e Biagio Lavarra, Filippo e Nicola Savino.
Si dice che una persona che si ricorda, non muore mai.
E don Vito è vivo nei cuori di tantissimi, di tutti quelli che lo hanno conosciuto.
Don Vito Marotta, per tutti, è don Vito!
Dovunque, egli ha lasciato un segno: per strada, a scuola, in seminario, da prete in tutte le Comunità in cui ha esercitato il suo ministero di sacerdote.
Il suo rapporto, la sua amicizia con le tante persone che ha incontrato, che egli amava “incontrare”, con tutti e da tutti vissuto e percepito come esclusivo, unico, mai superficiale, mai formale, mai frettoloso.
Capace di guardarti negli occhi, di scrutarti, di accarezzarti con l’anima, capace di ascoltarti e di lasciarti parlare. Una capacità di ascolto sempre viva, accogliente, interessata alle tue vicende, al tuo vissuto, alle tue sofferenze, alle vicende umane. La sua parola, gioiosa, sempre positiva, vero balsamo.
Aveva una marcia in più: amava comunicare, sapeva comunicare. È stato vero comunicatore.
E ti parlava di Cristo come di persona che lui conosceva e amava immensamente e che voleva noi potessimo conoscere e amare come lui.
Ad ogni “Messa finita” ci invitava, salutandoci, “andate a cercare il volto di Dio!”
Ce ne siamo accorti ieri, e lo cercavamo con piacere per poter stare insieme e parlare di tutto, di ciò che ci faceva gioire e di ciò che ci faceva soffrire. Ce ne accorgiamo ancora oggi, a quindici anni dalla sua “improvvisa” morte: ci manca!
Ci manca! Un coro unanime.
Ci manca perché lo amiamo e siamo certi che lui, nell’abbraccio del Padre, continua a cercarci per amarci”.
Franco Deramo