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“A Sud del 900” ospita Riccardo Nencini, nella Sala Javarone

«Devo essere sincero: benché sia trascorso un secolo, Matteotti apre porte e finestre. Nell’immaginario popolare, il deputato socialista viene ancora considerato quello che fu. L’oppositore del regime, l’antifascista per eccellenza».

Queste parole scrive Riccardo Nencini alla fine di Solo, il libro che ha dedicato a Giacomo Matteotti.

Un romanzo politico di oltre seicento pagine sul percorso politico e umano di colui che fu il primo vero antagonista di Mussolini, il fantasma che ha aleggiato sul Fascismo per tutta la durata della dittatura.

Nencini nel suo libro, basato su importanti ricerche di archivio, ricostruisce in forma romanzesca, fornendo una prova di bella scrittura, la passione di un uomo politico e coerente che non ha mai tradito le proprie idee e la vita di questo grande eroe socialista assassinato per difendere la nostra libertà.

«Io sono un riformista rivoluzionario, non un comunista. Gli italiani devono sapere che i comunisti sono i naturali alleati del fascio, i suoi complici involontari. Se il comunismo non ci fosse, il fascismo lo inventerebbe. La violenza e la dittatura predicata dall’uno diviene il pretesto e la giustificazione della violenza e della dittatura dell’altro».

Ecco chi era Giacomo Matteotti, prima di tutto un socialista libertario e riformista come Filippo Turati e fu assassinato prima che dai fascisti dai massimalisti comunisti al servizio di Mosca, occupati, dopo la scissione del 1921, a distruggere i riformisti e la loro credibilità piuttosto che fare fronte comune per evitare l’avanzata di Benito Mussolini.

Gramsci e Togliatti hanno le loro precise responsabilità e non furono mai teneri nei confronti dei compagni socialisti e riformisti che non vollero piegarsi al credo bolscevico, anzi la loro violenza nei loro confronti fu simile a quella dei manganelli fascisti.

Dopo il ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti, Antonio Gramsci pubblicò su Stato Operaio un fondo in cui paragonava il segretario del Partito Socialista Unitario a un “pellegrino del nulla”.

Solo è un romanzo politico ma è anche un romanzo storico. Matteotti è il primo che intuisce che il fascismo non è una cosa vecchia mentre i liberali giolittiani ritenevano che il fascismo fosse una reazione al biennio rosso. I comunisti pensavano che il fascismo fosse l’ultima fase dello stato borghese e fosse il preludio alla rivoluzione comunista.

Chi si oppone veramente al fascismo sono i liberali di Amendola e i riformisti di Turati e Matteotti. I comunisti li considerano nemici perché continuando a sostenere che lo stato liberal democratico sia migliore, si ritarda l’avvento della rivoluzione.

Togliatti nel 1923, in piena avanzata del fascismo, scrive: «Il nemico è a tre teste: Mussolini, Sturzo e Turati».

Nencini ricorda come da parte dei comunisti vi fu una opposizione violenta e fortissima contro i socialisti unitari, quindi indirizzata contro Turati, Treves, Matteotti, Modigliani che subirono quindi una doppia opposizione: da parte fascista ma anche da parte comunista.

«Non ha proprio capito. Non sono la sua domestica e non sono nemmeno la puttana di corte. E siccome nella palestra della libertà ci vado ogni giorno, ho fatto voto di non piegarmi. Fino a che avrò fiato in gola». Ecco le parole di Matteotti, uomo libero che non si piega al fascismo e al comunismo.

Matteotti fu assassinato per ordine di Mussolini perché si oppose duramente al fascismo che stava nascendo, aveva capito la gravità della portata criminale di Mussolini e del suo movimento politico, il primo in Italia che si dota di una banda armata di squadracce.

L’uomo coraggioso aveva capito tutto questo e fu lasciato solo a combattere.

Nicola Vacca

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