Cronaca

Della meglio gioventù. Enzo Lavarra ricorda Tommaso Montrone

Tommaso Montrone è stato un protagonista assoluto. Nella cifra dell’avventura di un paese di provincia da cui ad intervalli si usciva per incontrare il mondo di fuori. Da quello più prossimo al Carnevale di Sammichele. Con lui “travestito“ da Papa a giganteggiare nelle mascherate.O a Bari per un film in prima visione al Petruzzelli nei giorni uggiosi dell‘Inverno. L’estate erano le zingarate estive a Castellaneta Marina.

Lui ad un tratto scompariva senza avvisare nessuno. Volava a Nord. Alla volta di Venezia, Montecarlo o Sanremo. Al ritorno lo avvistavano a Riccione a viale Ceccarinj, vestito da Sceicco Bianco prima e dopo le notti brave. Tornava a Gioia con una cabriolet. Aveva vinto. Talora però guidava sconsolato una 127 Fiat. Non era andata bene. Ma alla Casetta della Band del “Fungo cinese” c’era sempre in tutta la sua allegria. Si cantava, si giocava.

Scanzonato, estroso, funambolico nei racconti. Cambiava timbro da bordo campo quando la squadra che allenava non seguiva le direttive. O quando alla Pro Gioia litigava per il Suo Milan. Per tornare col sorriso che illuminava occhi verdi e l’occhiolino complice che voleva dire: e’tutto un gioco. Ha avuto due vite. Nella seconda ha incontrato Francesca. E’ stato affetto dolcissimo. Non meno coinvolgente della vita di gioventù.

Al Bar di Piazza Plebiscito “faceva carte“ con gli avventori, sprizzando ironia sulle storie dei vari “soggetti“ della scena locale.Il suo Milan gli dava dolori. Ma la gioia dell’ultimo scudetto è stata grande , perché conquistato da una nidiata di giovani. Leniva il male.

Nelle nostre più recenti telefonate manifestava forza d’animo non comune. Solo alla fine scendeva velo tristezza. Ora la tristezza è profonda. Si chiude con lui una stagione bellissima della nostra gioventù.

E quella dei dialoghi più maturi degli ultimi tempi. La memoria ce lo farà vivere accanto nei nostri giorni. Con la gratitudine di aver ricevuto da lui impulso di vita. Quando c’erano pochi spiccioli in tasca, un giubbino di terital, una frisa con provolone per cena. Da piazza Umberto a casa in via Ruggero Bonghi. Prima dell’Arena Castellano all’ultima proiezione. Cinema al cinema e cinema sul palcoscenico della vita. Nel legame indissolubile dell’amicizia.

Ciao Tommaso”.

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